giovedì 4 dicembre 2008

Diciottesimo giorno... pausa pranzo

A volte sto bene. In certi momenti mi sembra di potercela fare. Ad accettare la situazione. Ad accettare il fatto che sono da sola. A volte riesco a pensare a lui con distacco. A eliminare dalla memoria i ricordi e a far piazza pulita dei sentimenti. Penso: ci sarà una vita migliore.
Poi, però, ci sono pause pranzo come quella di oggi, seduta in un bar a chiacchierare con un amico. Un amico che in modo duro e crudo mi dice: è finita. Non avrai una seconda possibilità. Ti è già stata data una seconda possibilità. Forse te ne sono state date mille. E tu non hai voluto vederle.
E queste pause pranzo mi rigettano nel terrore.
Poi arriva una telefonata. La telefonata ignara di un'amica che mi chiede se ci vediamo. E alla quale racconto che è finita. Lasciando basita lei e incredula me mentre pronuncio le parole "è finita". E l'amica non ti dice "tornerete assieme". Ti risponde, a mezze parole, "non posso pensarci" e "prenditi dei fiori di bach".
Ma la coltellata finale, quella che mi ha lasciato stramazzata al suolo senza, però, uccidermi, è stata la telefonata di mio padre. In quella situazione altrettanto complicata che è la mia famiglia, con mia madre sull'orlo di un esaurimento nervoso e il terrore che nulla andrà mai bene, perché arrivo da quella famiglia lì... che dalla vita ha avuto solo calci e miseria.
E quella telefonta gentile, per augurarmi buon viaggio, mi ha distrutto.
Ansia che si accumula ad ansia. Paure a paure. Terrore a terrore.
Non finirà mai.
Stanotte mi sono addormentata dolcemente cullata dal pensiero di me, mio padre e mia madre stesi su un letto di morte. E io ero la carnefice.
Ma neppure così troveremo la pace.
Non c'è pace per noi. Io ho avuto 15 anni di gioia pura. Ma evidentemente la felicità non deve essere una componente della mia esistenza.
Ciascuno di noi nasce con un destino.
O forse no. A me è stata data la possibilità di cambiarlo il mio destino. Ma l'ho gettata al vento. L'ho stupidamente, pigramente, amaramente buttata via.
E non avrò un'altra possibilità.
Forse questo è il nostro destino.
Quattro infelici che si aggirano senza alcuno scopo per il mondo. La cui vita non ha nessuna ragione d'essere.
Io ero felice pensando che l'esserlo poteva alleviare il dramma di mia mamma. E ora non lo sono più. E lei è ripiombata nella tragedia nera. Più nera. Perché sa che non vedrà una fine positiva.
Perché succede questo?

mercoledì 3 dicembre 2008

Diciassettesimo giorno... Sto male

... sto male. Penso a lui in ogni istante. Mi vengono in mente cose, routine, quotidiano, che normalmente facciamo insieme in questo periodo e che non faremo più e sto male. Penso a gesti di amore quotidiano. Telefonarsi. Parlarsi. Toccarsi. Tutto mi è negato. Sto male. Fingo. Mi sforzo. Provo a non dare importanze alle cose. Ma muoio dentro. Gae è un chiodo fisso. Dicono che passerà. Ma come? La mia vita va in pezzi. Nulla sarà più come prima. Penso al suo tono gelido. Al suo sguardo assente. Al suo gentile distacco. E muoio. Tutto è andato storto.
Nessuna candela da accendere. Ghirlande da appendere fuori dalla porta. Regali da incartare. Biscotti da preparare. 15 Natali insieme. E ora nessuno più. Forse ora sta parlando con lei - Ciao. Come va?, Che hai fatto oggi? Sono a pezzi. Sto andando a Ravenna. Mi manchi.
Imbarazzo e gioia nella voce. Non sono ancora arrivati al punto che sentirsi sia "normale". É tutto un'emozione, un sussulto, una prova.
Vorrei chiedergli, fargli domande. Ma mi chiudo in me stessa e piango dentro.
Non penso di essere speciale. Non c'è alcun motivo per il quale non dovesse capitare a me. Ma sto male. Malissimo. E vorrei solo dormire per sempre.

Diciassettesimo giorno... Palpitazioni

Il mio oroscopo di oggi (non che ci creda. Non ci ho mai creduto e non ho mai letto gli oroscopi. Ma quando la vita di crolla addosso, a volte, ti restano solo le stelle):

Amore
E' inutile fare castelli in aria né sperare troppo. Sul fronte sentimentale dovete aggiustare il tiro e ridimensionare i sogni.


Sperare troppo... Ridimensionare i sogni...
Sì. Questo lo avevo capito.
Ieri sera ho avuto un attimo di felicità quando ho visto comparire il suo nome sul mio cellulare. Ma anche ieri sera, nonostante il momento, in qualche modo mi ha attaccato. E non c'è nulla nella sua voce che riveli AMORE.
Ha risposto alla mia mail. Gli avevo scritto che lo amo, che lo amo da morire. Che non pretendo nulla, ma che non posso cancellare l'amore che provo per lui.
E la sua risposta è stata la seguente:

Non sei ridicola. Non l'ho mai pensato.
Una cosa e' certa: vivere la propria vita con sincerita', soprattutto verso se stessi, e' l'unica strada possibile. L'ho capito perfino io.
L'unica cosa della quale sono contento e' la tua serenita'. Piano piano la sto ri-conquistando anche io.

Ti voglio bene. Veramente.

Un abbraccio forte,

Gae


Vivere la vita con sincerità... Forse per lui significa ammettere, con se stesso e poi con gli altri, che ama lei. Che vuole stare con lei. Che la sogna tutte le notti. Che gli batte forte il cuore quando la vede. Che si sente morire quando la chiama. Forse è questa la sincerità che sta cercando. Sarà il prossimo passo, dopo avermi lasciato. Dopo avermi "urlato" che non mi ama più. Mentre mi allontana un passettino per volta, step by step.
Mi aspettano giorni terribili. Il peggio deve ancora arrivare. E mentre scrivo ho le palpitazioni. Mi sento morire. Non mi interessa nulla. Non vorrei fare nulla. Solo starmene sdraiata e pensare loro due insieme. Immaginare lui che mentre lavora pensa a lei e il pensiero lo riempie di dolcezza.
Prego Dio, spero, mi auguro, sogno... di trovare la forza per affrontare questo altro passo. Vorrei vivere, non solo sopravvivere. E, invece, sento che sto soccombendo. Lentamente. E fingendo di essere ancora viva.

martedì 2 dicembre 2008

Sedicesimo giorno... Lui non è più mio

Cammino per strada e me lo ripeto mentalmente: sono sola, sono sola, sono sola, sono sola, sono sola, sono sola...
É difficile risvegliarsi dopo 15 lunghissimi anni e non avere più nessuno al mio fianco. Non avere più lui.
Penso: Gae ama GyM, Gae ama Gym, Gae ama GyM, Gae ama Gym...
Intreccio i loro nomi e scopro che hanno molte più affinità di quante non ne abbiano il mio e il suo. Penso che presto dormirà insieme a lei. Penso che la sera le manderà un messaggino: Buona notte, bambolina.
Penso che a Natale sarà la prima a cui farà gli auguri. E a Capodanno bacerà lei e non me.
Cerco di essere realista. Devo capire davvero che sono single. É molto importante.
Mi è stata concessa ancora una settimana intera con lui. A NY. L'ultima.
Poi le nostre vite prenderanno strade diverse.
Penso che lascerò la sua casa. Penso che ultimamente quando dico "casa tua" lui non mi corregge più.
Penso che non mi ha dato alcuna speranza. E che lo ha fatto per me. Non sono arrabbiata con lui. Lo amo immensamente. Lo amo come non ho mai amato nessuno.
Penso che avrei potuto dirglielo prima. Penso che non avrei dovuto perderlo.
Penso ai 15 anni di possibilità che ho avuto e a come ho permesso alla vita di cancellarle tutte, spazzando via la possibilità di rimanere con lui per sempre.
Mi manca da morire. Penso a lui in ogni secondo della mia giornata. E ho paura di sognarlo perché lo sognerei con lei.
Vorrei gridare a tutti quanto lo amo. Come quando avevo 18 anni e la nostra storia non era ancora iniziata. Lo amo così. In quel modo. Con la stessa passione e intensità.
Non amo l'idea di lui. L'ho conosciuto. So quali sono i suoi difetti e i suoi limiti. Conosco il sapore del suo alito al mattino. Conosco il suo corpo palmo per palmo.
Vorrei appoggiare il mio volto sul suo. Baciare il suo collo liscio e morbido. Profumato.
Vorrei prendere un foglio bianco e scrivere mille volte "Gae ti amo". E quando il foglio è finito prenderne un altro e scriverlo ancora.
E mentre lui mi elimina definitivamente dal suo archivio, spostandomi da C a un hard disk esterno, come i lavori del passato, io mi innamoro immensamente di lui.
Penso allo spazio che occupa lei. Giga e giga di memoria.
Gae ti amo. Gae ti amo. Gae ti amo.
Non mi vede più. Non gli piaccio più. Non prova più nulla per me. Mi ripeto questo mantra. Ora. Mentre salgo sull'autobus. Mentre mi lavo i denti. Mentre leggo un libro. Mentre lavoro.
Non c'è nulla che io possa fare.
Gae...

Sedicesimo giorno... L'ultimo regalo di Gaetano

Io non devo perdere di vista MAI quello che mi ha detto: "non ti amo più. É finita".
Io devo imparare ad accettare l'idea di lui insieme a lei, senza necessariamente diventarne schiava, ma semplicemente osservandola come un fatto... naturale.
Io non devo pensare a quello che sarà domani e affrontare i problemi uno per volta.
Io devo essere felice dell'ultimo regalo che Gae mi ha fatto: la possibilità di diventare una persona migliore, più forte e capace di camminare con le sue gambe.

L'ultimo regalo di Gae per me. Ti amo tantissimo, dolcissimo amore mio. Ma riuscirò ad amarti da lontano. Senza più in nessun modo rovinare la tua vita.

lunedì 1 dicembre 2008

Quindicesimo giorno... L'addio

Mi ha tenuta abbracciata per tutta la notte. Mi ha abbraciato questa mattina. Mi ha stretto a lui mentre piangevo. E mi ha detto di nuovo addio. Più chiaramente. Più serenamente. Più dolcemente possibile. Addio. Non sono stato felice. La nostra vita assieme sono stati sprazzi di felicità in mezzo al nulla. Questo ha detto. Da maggio. Ha aggiunto. Poi ha precisato: da più di un anno. Alla fine ha ammesso: da oltre due anni. Due anni di non felicità non possono essere cancellati in nessun modo. Due anni di non felicità sono come la scure che cala sulla testa e la stacca dal corpo. Non c'è ritorno. Non c'è via d'uscita. E mentre lui capisce, sempre più chiaramente, di non amarmi affatto, io capisco, sempre più chiaramente, di amarlo da impazzire. E capendo che lo amo da impazzire capisco che mi sto nuovamente innamorando di lui. Di nuovo. Come all'inizio. Come quando restavo ore a guardare il telefono perché mi chiamasse. Come quando lo aspettavo con ansia e lo guardavo in quel modo speciale. Che non c'è mai stato più per nessun altro.
Rimane il suo affetto. Rimane il mio amore.
"Se vuoi possiamo andare a fare un giro sulla mia macchina nuova".
Ma dall'anno prossimo, che significa tra meno di un mese, o forse prima, se il suo cuore palpiterà di nuovo, ci sarà lei.
Sto male. Malissimo. Non sono mai stata tanto male. Mai per nessuno.
Qualunque cosa mi fosse successa in passato, c'era lui a sorreggermi. E il passato era lui. Lui per 15 anni. Quasi 15. Sarebbero stati 15 il 5 di gennaio.
E non ce l'abbiamo fatta... Io non ce l'ho fatta.
Mi manca da morire. Mi manca. Mi manca. Mi manca.

venerdì 28 novembre 2008

Dodicesimo giorno... Le speranze sono soffocate nel cuore

Testualmente quello che mi ha detto, delicatamente e freddamente per telefono:
non c'è nessuna nel mio cuore in questo momento. É un momento mio. Dove ci sono solo io. E quando questo momento finirà, tu avrai le stesse possibilità che potrà avere chiunque altra. Se ci sarà ancora qualche possibilità per qualcuna.
E GyM è una bella persona. Con cui lavoro bene. Ma per il momento non c'è nulla per lei. Come non c'è nulla per te.
Io voglio fidarmi di lui.
E vorrei che lui si fidasse di me. Vorrei che ritrovasse dentro se stesso l'amore.
Quell'amore che ora io sento fortissimo, aldilà di tutto il male che posso avergli provocato e che posso aver subito.
Lui, invece, è svuotato. Distrutto. La parte più profonda di me sa di averlo perso. Per sempre. Rimane viva quella minuscola speranza che mi accende sua mamma ogni volta che parlo con lei.
Ma lei non conosce bene tutta la situazione...
Novembre finirà. E inizierà dicembre. Un mese di luci e profumo di cannella e biscotti fatti in casa. Io non avrò questo. Io avrò la solitudine e il terrore e magari dentro questa solitudine e terrore proverò a cercare una strada tutta mia. Che al momento non riesco a scorgere. Perché forse, dopo Gae, una strada non c'è più da seguire.
Quando si ama qualcuno come io ho amato lui è impossibile pensare che l'amore, intenso, puro, pulito, possa tornare per un altro. Io posso solo rimetterlo in gioco per lui. Posso solo con lui.
Domani non potrò scrivere. A casa dei miei sarò isolata. Non ci sarà nulla per me. E lui sarà solo in un'altra casa. Altrettanto isolato. Vorrei stringermi a mia mamma. E dormire per sempre. Tornare nel suo grembo e rinascere un'altra volta. O non rinascere affatto. Mai più.
Come ho potuto perdere tutto questo? Come ci sono riuscita?
Non me ne darò mai pace. Rileggo i messaggi che mi ha scritto ieri.
Quelle parole gentile e piene d'affetto, ma lontane, senza passione. Senza amore appunto.
E mi chiedo se ci sarà ancora qualcosa per me....
Quando tornerò a scrivere sarà il 15°. 15 giorni di tortura e dolore infinito. E senza sosta.
Gae ti amo.

Dodicesimo giorno... Come devo essere

1) Presente ma non invadente --> non tornare a casa quando c'è lui ma in qualche modo fargli capire che quella è ancora casa mia

2) Essere dolce ma non sdolcinata --> Vorrei riempirlo di baci, coccole e carezze... Vorrei vivere solo per lui.

3) Niente scenate di gelosia --> Ma perché GyM si è messa in mezzo a noi?

Vorrei avere una palla di cristallo... Per vedere come finirà tutto questo...

Dodicesimo giorno... La tristezza di oggi e il futuro

Ho dormito dai miei. Per la prima volta dopo oltre 8 anni. E mentre lui accompagnava lei a casa, io vomitavo nel bagno dolore e paura. Li ho immaginati insieme nello stesso letto, quello che io gli ho cambiato prima di andarmene, loro due teneramente abbracciati. Lo sguardo dolce di lui su di lei. Quello che io non ho saputo meritarmi. Il cuore gonfio d'amore e speranze... Per un cammino insieme che è sempre più prossimo. E intanto a me manca da morire. E mentre nevica ancora, per la seconda volta intensamente, il vuoto e la perdita stanno provocando un baratro dentro di me. Non amerò mai più nessuno come ho amato Gae.

giovedì 27 novembre 2008

Undicesemo giorno... Il futuro di oggi


1ª carta: PRESENTE

L'Appeso
simboleggia un amore segreto e romantico magari inizialmente non corrisposto. Possibile anche un temporaneo allontanamento del partner in vista di un futuro felice insieme.








2ª carta: PASSATO

Il Giudizio

In campo sentimentale il Giudizio simboleggia un ritorno, la possibile rinascita di un legame.







3ª carta: FUTURO

L'Eremita

L'Eremita rappresenta un amore maturo dove i partner rispettano reciprocamente la privacy altrui.

mercoledì 26 novembre 2008

Decimo giorno... La lettera

So che devo evitare in tutti i modi qualsiasi contatto con te. Lo so benissimo. Solo che in questo momento mi manchi da morire. Una volta, tanti anni fa, ti avrei scritto da vivere...
Ma poiché è finita, da morire è più azzeccato.
Ho chiesto a Michele se era stupido o meno scriverti. Lui ha parlato con te. E sebbene io non gli abbia chiesto cosa vi siete detti (e lui, naturalmente, non me lo ha detto), dalle sue risposte capisco benissimo cosa puoi avergli detto.
Michele mi ha detto che scriverti non serviva a nulla. Ed è così. Lo so anche io. Non serve a nulla.
Solo che uno dei tanti oracoli che ho consultato stamattina diceva: "non date retta ai consigli di un amico".
E così ti scrivo.
Ti scrivo per dirti che mi manchi. E che so bene che non ci sarà mai più un ritorno. Non avresti buttato all'aria 15 anni di storia, con tutto quello che è stata la nostra storia, per un periodo. É vero che hai bisogno di tempo. Ma è il tempo necessario per effettuare il distacco. Non per cercare se nel tuo cuore c'è una piccola parte che ancora palpita per me.
So che non è così dal modo in cui mi guardi. I tuoi occhi comunicano solo pena. E io non ti piaccio più nemmeno fisicamente. Non mi vedi più come una donna. Solo come un cagnolino bastonato a cui hai voluto tanto bene. E al quale sei diventato allergico e sei costretto ad allontanare.
Io, invece, ho usato questi giorni, quasi due settimane, per ritrovare dentro di me l'amore per te. Un amore inutile. Che fa male a entrambi.
Che ferisce te di sensi di colpa. E uccide me di dolore. Un dolore che io nella mia vita non avevo mai provato. Una cosa lancinante. Fisica.
Ti spacca in quattro. Ti impedisce di pensare. Di lavorare.
Non c'è nulla che mi interessi. Io che avevo una vita piena di interessi sono completamente svuotata.
Stanotte sarà l'ultima nella tua casa. Forse potrà succede che ci ritorni. Ma mai più con te. Mai più insieme.
Dio mio come mi manchi...
Pregavo Dio che ci facesse tornare insieme. Amanti felici come non lo siamo stati mai. Ma la speranza è morta.
Ora prego Dio che mi aiuti a staccare la spina

Decimo giorno... I tarocchi (di stamattina)


1ª carta: PRESENTE
La Papessa Capovolta

La Papessa rovesciata suggerisce di prestare attenzione a menzogne o bugie da parte della persona interessata. Possibile frivolezza e comportamenti superficiali da parte dell'amato.Non ascoltate i cattivi consigli.






2ª carta: PASSATO
L'Eremita Capovolto

Questa carta fa presagire freddezza all'interno di un rapporto. Si ha il desiderio di solitudine e di stare del tempo per conto proprio.









3ª carta: FUTURO
La Ruota della Fortuna

Questa carta indica che la fortuna è dalla propria parte. La relazione può evolversi favorevolmente.

Decimo giorno... I tarocchi (di ieri)

Ho iniziato per gioco a farmeli on line. Così. Per provare. Nella convinzione che "a me sarebbe stato fatto il bene e non il male". Ma quando i responsi hanno cominciato ad arrivare, tutti più o meno uguali, ho chiuso a chiave ogni mia speranza. Ho incatenato i sogni. Non è che ci creda davvero. É un po' come leggere l'oroscopo. Ma forse un po' ci credo... Un po' come quando si legge l'oroscopo.
Domani tornerò dai miei. Ho la netta sensazione che in quella casa, ora la sua casa, non metterò più piede. Se non per riprendermi le mie cose.
Ieri ho scritto una mail a suo padre. Era una mail sincera. In cui ho cercato di essere giusta e onesta. Non mi ha neppure risposto. Anche per loro sono diventata feccia...

martedì 25 novembre 2008

Nono giorno... Addio NY


E così l'ho fatto. Ho rinunciato ad andare a NY. Non pensavo sarebbe successo. Non pensavo ce l'avrei fatta. Ma ce l'ho fatta. Ho scritto la mail che segnerà la mia condanna a morte. Addio a NY. Una delle cose a cui tenevo di più... Vedere NY a Natale. Vederla illuminata e accesa. Splendente e sfavillante di luci... Addio a NY. Non posso nemmeno pensarci. Ma è la verità. E non voglio nemmeno sapere come starò quella settimana...

Nono giorno... Umiliazione

Girati. Girati. Girati. Ti prego, stringimi la mano. Ti prego. Ti prego. Ti prego.
Chiudi le dita. Serrale tra le mie. Dai. Fallo. Fallo. Fallo.
Ho sbagliato io a cercare un'intimità inesistente. Sbaglio io a chiedergli ancora amore. Sono un'illusa a sperare che torni indietro. Che mi stupisca con qualcosa di immenso. Di grande. Devo trovare la forza di rassegnarmi. Di smettere di piangere e di continuare a vivere. Quanto male mi ha fatto? Come mi ha umiliato con tutti?

lunedì 24 novembre 2008

Ottavo giorno... Solitudine

Sono sempre sola. Sola quando mangio. Sola quando dormo. Sola nel dolore. E sola nella gioia. Sola nei miei pensieri. Sola nella città che si prepara ad accogliere il Natale. Sola scimmiottando un'altra me. Sarò mai anche pura? Perché tanto disprezzo verso di me? Cerco qualcuno che mi dia conforto. Ma non riesco a trovare nessuno. É colpa mia? Forse è colpa mia. Vorrei che fosse qui. E vorrei che non mi umiliasse. Vorrei che ci fossero dei tentativi. Vorrei amore. Ho bisogno d'amore disperatamente. Un amore sincero. Che non ho.

Ottavo giorno... La mancanza

Mi manca così tanto che quasi non riesco a respirare. Ma non risponde alle mie mail. Non mi cerca. Non mi manda messaggi. Parla con me solo se è strettamente necessario. E intanto si avvicina Natale. E io non riesco a trovare la forza per sopravvivere.
Il disprezzo profondo nello sguardo. Il suo sguardo quando guarda me. Un dolore profondo all'altezza del cuore. Il mio cuore quando penso a lui. E penso a lui ogni secondo. Se solo potessi tornare indietro....

Ottavo giorno... É arrivata la neve... E io non c'ero

La neve è arrivata e io non c'ero. Già. Non ero lì a gioirne. Non ero lì a pensare a come rendere più caldo il mio ritorno a casa (quale casa?) stasera. Non ero lì ad accendere candeline di canella e zenzero. A preparare torte di mela e zuppe calde.
É arrivata la neve e io mi trovavo da un'altra parte.
Perché mi sta succedendo tutto questo? Davvero mi merito tutta questa sofferenza? Sono stata davvero una persona così terribile? E perché solo io devo fare un esame di coscienza? Perché solo io devo cambiare? Perché ogni mio gesto, parola, azione è stato interpetato nel modo più negativo e distruttivo possibile?
Mi hanno accusato di avere passato la vita ad attaccare. Ma adesso che sono attaccata da tutti e completamente sola... chi si alza in piedi a gridare in mia difesa "sì. ma forse...".
Ieri, nell'incrocio buio della sera milanese che scendeva veloce, ho provato la solitudine profonda e unoversale. Con le macchine che mi passavano accanto piene di gente forse serena. Con lo sferragliare dei tram mentre aspettavo il mio. Guardando in alto un cielo senza stelle. Io so cosa significa essere sola al mondo.

sabato 22 novembre 2008

Sesto giorno... Nobody to blame

To blame... è un verbo che sta tornando spesso. No blame. Blame. Che ha un suono dolce. Ma un significato cattivo: incolpare. Dare la colpa. Accusare...
Blame...
Nobody to blame.
Nessuno da incolpare.
Quando non ci sarà più nessuno da incolpare... io sarò salva?
Blame per tornare pura?
To blame=incolpare

Sesto giorno... hey there Delilah



Questa è una canzone che un ragazzo molto dolce, ignaro di tutto, mi ha dedicato oggi.
Il testo dice:

Hey there Delilah
What's it like in new York city
I'm a thousand miles away
But girl tonight you look so pretty
Yes you do
Time square cant shine as bright as you
I swear it's true

Hey there Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice it's my disguise
I'm by your side

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me

Hey there Delilah
I know times are getting hard
But just believe me girl
Someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good
We'll have the life we knew we would
My word is good

Hey there Delilah
I've got so much left to say
If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
Even more in love with me you'd fall
We'd have it all

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me

A thousand miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
Our friends would all make fun of us
and we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
Delilah I can promise you
That by the time that we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame

Hey there Delilah
You be good and don't you miss me
Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This ones for you

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me

Sesto giorno... Perché Alessia corre

43 minuti. Con uno scatto finale di 3. E avrei potuto correre tranquillamente altri 6. Il giro completo dell'Arena. 6 minuti. Forse 12. Forse per sempre. Quanto corre più veloce GyM?

Sesto giorno... Perché GyM corre

"Perchè GyM corre". Perché GyM corre? Perché è più giovane di me. Perché si è laureata con il massimo dei voti. Perché parla tre lingue. Perché è bella, dolce, intelligente. E perché non lo ha mai ferito.
La mia torta rimane in cucina. Dura e secca. Questa mattina non l'ha neppure assaggiata. Mentre GyM corre.
Con GyM cammina per la piazza blu di Trieste. Con GyM consulta il menu e sceglie cosa mangiare. Con GyM corre la sera quando esce dal lavoro.
Con me non lo hai mai fatto. Non c'era mai tempo per fare qualcosa con me... uscendo dal lavoro. Quel tempo che gli ho chiesto, supplicandolo di darmnene un pochino, per me non c'è mai stato. Ma con GyM lui corre. E GyM corre veloce.
E io... io me ne sto qui a piangere e scrivere. Con il cuore pieno di un dolore che lui non vede più o, se lo vede, che lo infastidisce. Mentre lei, bella e solare, scalda le sue giornate. In una lontananza che è un abisso. E che non ha la benché minima intenzione di colmare.
In questa settimana non ha mai chiamato. Neanche un sms. Speravo lo facesse per prendersi il suo tempo. Ma la verità, che io devo imparare ad accettare, è che non c'è più spazio per me nei suoi pensieri.
LUI NON HA MAI PENSATO A ME IN TUTTI QUESTI GIORNI. NEPPURE PER UN ISTANTE.
É accettando questo e solo questo che posso diventare più forte...

Sesto giorno... La freddezza


Ci siamo rivisti. E lui era gelido. Gelido, distante e infastidito. La dolcezza è finita. Cosa provo e sogno non gli interessa più. Non gli dispiace più. "Noi" siamo stati cancellati. Ora c'è "io".
La solitudine mi ha raggiunto e travolto come un'onda anomala. 15 anni finiti in un soffio. Non c'è più passato. Ora esiste solo il suo presente. E io non ne faccio parte. Non tornerà indietro.
Ora ne ho la certezza. Non c'è alcuna possibilità. "Noi" non esiste più.
É stato a Trieste nei giorni scorsi. Io non c'ero. Lui l'ha vista con GyM. Ma non è questo a ferirmi. Mi ha ferito la frase: "Trieste è bellissima". Mi ferisce questo sbattermi continuamente in faccia la fine. "Alessia è finita". "Alessia sei fuori".
Ma io l'ho capito davvero? A volte mi sembra di averlo intuito. Altre volte mi sembra solo un incubo. Forse da questo arriva la forza.
Continuerò a mettere in pratica il mio piano. So che in questo modo non ci vedremo più. E lui non chiamerà. É finita. E lui è già volato via.

venerdì 21 novembre 2008

Quinto giorno... A proposito della notte scorsa

... Non so come, ma è passata. La lunga notte di fuga... Tutto è andato per il meglio. Eccetto che... non so come si evolverà la situazione. La notte scorsa era una specie di spartiacque. Il prima e il dopo. Il lì e il qui. E io non ho ben capito da quale parte del mondo mi trovo...
Vado a prendere un caffé...

Quarto giorno... Ormai quinto

Superata mezzanotte. Mancano sette ore al lancio. Posso farcela. Ho bisogno di una sigaretta. E poi devo trovare un angolino nel quale rannicchiarmi. Ma andrà bene... Anche se purtroppo abbiamo dovuto sentirci per cause di forza maggiore.
Riporto due messeggi che mi ha scritto. E che devo capire:

"No. Lasciati a casa. Ora sono sotto casa. Scusa, non volevo essere aggressivo. Ero preoccupato e mi dispiace. Solo questo. E sono a pezzi, non solo per lavoro."

"Grazie per la torta! Sei un tesoro. Se non vuoi che ti venga a prendere ci vediamo sicuramente domani. Niente ponti :-)"

Non ha detto nulla in merito al rebus. Forse non ne ha capito l'importanza. O forse... sta al gioco. Speriamo che sia così.
Cerco una sigaretta. Spero di riuscire a superare la notte senza problemi.

giovedì 20 novembre 2008

Quarto giorno... La lunga notte


La lunga notte è cominciata. Sono ancora in tempo per tornare indietro. Ma non lo farò. Ho paura. Mi sento una clandestina. Una ladra. E Gae mi manca da morire. O forse mi manca la possibilità di poter tornare a casa da lui. Mangiare con lui. Vedere insieme la televisione. Addormentarmi in un letto.
Ho mangiato del pessimo sushi e dei broccoli (qualcuno si accorgerà dei resti nella spazzatura? Devo ricordarmi di buttare via il sacchetto domani mattina quando andrò a fare la colazione). Ho preso un film in affitto. Qualcosa che mi tirasse su di morale: Sex and the city. Riuscirò in questo modo a far passare la successiva ora e mezzo.
E poi? Spero che G. mi chiami. Anche solo uno squillo. "Dove sei?".
Non può odiarmi a tal punto da non importargli più nulla di me. In questi tre giorni non ha mai chiamato. Non si è mai fatto sentire...
Ma il mio problema ora non è questo.
Devo superare questa notte. Devo toccare il fondo. Provare la solitudine e l'alienazione estrema.
E risorgere dalle ceneri come una fenice.
Sono terrorizzata.
Ti prego G.... chiamami. Dammi una minuscola speranza...

Quarto giorno... Si avvicina la sera

Arriva a grandi passi la sera assassina. Quella più lunga. Quella in cui sarò in fuga da tutti e da tutto. Adrenalina e terrore. Terrore di non riuscire ad arrivare al mattino. E terrore che il mattino non porti con sé nessun cambiamento. Finora è stato facile. Ma come starò quando domani nulla sarà cambiato?
E devo superare questa lunga notte da sola. Nascondermi al mondo dal mondo. Come un ladro o una spia... Non sarà semplice...
Sicuramente, il fatto di sparire avrà delle conseguenze. Spero che almeno si chieda "dov'è?". Se torno a casa il gioco finisce. Se torno a casa avrò perso. Ma passare una notte nel nulla... Io non l'ho mai fatto.
Finora ho sempre avuto un posto speciale dove andare o tornare...
Ce la posso fare. Posso riuscirci. Ma penso a quelle lunghe ore senza fine. Le due. le tre. Le quattro. Quando il mondo dorme. E avrò solo una sedia e una scrivania.
Sarà una lunga notte. E, intanto, si avvicina la sera...

Quarto giorno... Il gioco

Anche ieri non ha pensato a me neppure una volta in tutta la giornata. Tant'è che non mi ha mandato nemmeno un messaggino. "Sto bene e tu?". "Come va?". "Qui freddo e lì?".
Io, invece, ho pensato a lui tantissimo e ho escogitato un piano. Che poi, ogni volta che scrivo piano, chissà perché digito "pianto".
In realtà sto bene. Mi sento come Rossella O'Hara e domani è un altro giorno. Non ho paura di rimanere sola. Non ho paura di perderlo. Non ho paura di quello che sarà.
Mi fa soffrire che dopo 15 anni si possa essere dimenticato di me in 3 giorni.
Mi fa soffrire che quella puttana di GyM passi con lui le sue giornate, serate, forse nottate e io non possa neanche telefonargli.
Ma sto bene. Il mio piano è divertente. Se sta al gioco potrebbe essere divertente anche per lui. Forse non lo capirà. Forse la sua razionalità e rabbia gli impediranno di scorgenrne i lati comici. Ma è davvero un gran piano.
Stanotte, se tutto va come deve andare, dormirò fuori per la prima volta.
Sarà un po' come fuggire di casa a 16 anni. Sarà emozionante.
Sono in fuga da tutto e da tutti.
Sto bene. Non so da dove mi arrivi questa forza. Ma era da anni che non mi sentivo così viva. IO SONO VIVA!

Il Fujihama vegliava... su di me. Sui miei pensieri riflessi... in un bicchiere di profumato té... Che c'è? Sotto i mandorli in fio-o-re... Guardavo il cielo pensando... cercherò UN PICCOLISSIMO MONDO... TUTTO MIO DOVE IO SARO' IO E TU... DISEGNERAI DENTRO AL BLU LA MIA VIA...

mercoledì 19 novembre 2008

Terzo giorno... La frustrazione

Nessuna positività al momento. Quello che ieri mi aveva reso più forte oggi mi abbatte. Sono stata accusata. Da tutti. Nessuno ha messo in discussione che la colpa potesse essere anche sua. La colpa è stata mia. Che non l'ho capito. Che sono stata aggressiva. Che non sono dolce.
Stanotte ho elaborato una specie di piano. Che probabilmente non servirà a nulla. Ieri non si è mai fatto sentire. E non lo farà nemmeno oggi. Con lui c'è l'altra. Quella perfetta. Bella, intelligente, simpatica, giovane. Cenano assieme. Fanno colazione assieme. Lavorano assieme. Un'intera giornata di condivisione che a me non è mai stata concessa.
Troverò il modo di sparire. Pufff... Volatilizzata.
Magari potessi farlo davvero.

martedì 18 novembre 2008

Secondo giorno - Chi dice che l'agnello sia più bello del lupo?

Giornata positiva. Non sono come né perché ma mi sento assolutamente fredda e distaccata rispetto alla situazione. Troverò una soluzione e, comununque vada, sarà la migliore per me. Anche oggi sono stata accusata di essere "troppo aggressiva".
Finora mi sono sentita dire, in generale dalle persone con cui ho parlato che sono:
- un gran scassacazzi che non molla il colpo fino a che non ha ucciso la sua preda (definizione che mi ha fatto sorridere)
- una persona con cui è difficile convivere (definizione che mi ha ferito e infastidito)
- una persona poco dolce (definizione che ritengo non veritiera)
- un vulcano che dovrebbe imparare a eruttare deboli rivoli di lava, anziché fiumi (definizione che ritengo assurda. Non sono mille volte più belli i vulcani che eruttano di quelli che se ne rimangono dormienti in attesa che qualcosa succeda?)

A tutto questo ho risposto che "sì. É colpa mia". "Sì. Sono una persona poco dolce". "Sì. Sono una persona aggressiva e con la quale è difficile convivere".
Ovviamente io non mi ritengo tale. Penso di essere una persona sincera e leale. Che dice ciò che pensa. Senza, però, portare rancore dentro. Neppure per un minuto. Dando molto più di quello che riceve (sono stata anche accusata di prendere anziché dare). Non sono fintamente buona. Amo la vita e amo chi mi sta intorno. E non ho paura di dire "Sì. Ho sbagliato". E anche "Scusa".
Anche se le scuse di oggi sono di cortesia. Vogliono fare di me una persona ipocrita. Forse è così che si sta al mondo. Ma io posso cedere davanti ai loro occhi (e cederò). Ma non penserò mai che questo sia giusto.
Questo è sbagliato. É sleale. Ha un sapore falso dal gusto metallico. E non mi piace. Ma se è questo che tutti si aspettano da me, saranno accontentati...
Potrei scrivere un racconto su questo argomento. Che avrebbe per protagonisti gli animali. Un po' come le fiabe di Esopo. Un lupo trasformato in agnello. A cui hanno ucciso l'indole. E chi ha detto che l'agnello sia più bello del lupo?

Bilancio della giornata: Gae mi ha pensato solo una volta. Gli avevo dolcissimamente chiesto di mandarmi un messaggio per ogni volta che avesse pensato a me nell'arco della giornata. Di messaggio me n'é arrivato solo uno. Dettato, forse, più dal bisogno di tranquillizzarmi, che da un pensiero suo nei miei confronti.
Se io avessi dovuto mandargli un messaggio per ogni volta che ho pensato a lui, gli avrei finito la memoria della SIM e forse anche quella del telefono.

CHI LO DICE CHE L'AGNELLO SIA PIU' BELLO DEL LUPO?

Secondo giorno... Alba

Sono le 6.21 e sono sveglia. Ma ho dormito tutta la notte e mi sono svegliata solo perché è suonata la sua sveglia. Sembra un giorno migliore. Nonostante oggi se ne andrà per la prima volta solo da quando stiamo assieme, da 15 anni.
Io non potrò chiamarlo. Sentirlo. Spiarlo. Sarà lontano. Fisicamente, oltre che emotivamente.
Ma io ho una specie di piano. Che non è detto funzioni. Ma sarà un tentativo. E se non funzionerà ne escogiterò un altro. Questo mi permette di sentirmi viva.
Nel frattempo, penserò a me. Cercherò di cambiare lavoro. Cercherò di orientarmi in mezzo al buio. Prima o poi ci si abitua all'oscurità e i contorni delle cose diventano visibili.
La speranza di riprendermelo, intanto, si affievolisce. Il suo sguardo dolce e compassionevole mi ripete continuamente che non c' più amore. Né passione.
Ma come un don Chisciotte impazzito lotterò contro i mulini a vento.

lunedì 17 novembre 2008

Primo giorno... Quasi notte

Si dimentica il male subito? Lui potrà lasciarselo alle spalle e ricominciare? Sto morendo di paura. Oscillo tra realismo e ottimismo. I suoi occhi mi dicono che non c'è alcuna possibilità di recupero. La sua gentilezza di ora mi disorienta. Perché dopo tanto male? Perché solo adesso? Lo ascolto e lo spio. Sono diventata una spia... I'm a spy... in the house of love. Ma di love non ce n'è più. Eppure mi sento una spia. Cerco di carpire segnali. Io che ho sempre saputo cosa fare e cosa dire ora non so più neppure chi sono. Sbaglio davvero io? Sbagliano loro? Il giudizio è veriteriero? E lui non avrà esagerato? Serve cercare una colpa? A questa domanda so rispondere perfettamente. No. Non serve. Non serve più a lui. E non serve a me. Serve cercare un rimedio. E servono queste parole che mi aiutano a non pensare. Scrivere come un flusso di coscienza. Per annullare i pensieri e trasporli sulla carta. Una parola dietro l'altra. I muri si costruiscono. I muri si abbattono. E quello che sembrava eterno non lo è. Mai dire mai. Ha detto lui oggi a un amico. Non parlava di me. Di noi. Ascoltavo immobile sul divano. Spiavo la sua conversazione. Sapevo che lo stavo ascoltando. Mai dire mai era detto per me? La risposta razionale è no. La risposta emotiva è Sì. Fortissimamente sì.
Nel mezzo del cammin di nostra vita... mi sono ritrovata per una selva oscura.... Ma alla fine lui vide le stelle. Dopo l'inferno (questo) e il purgatorio. Poi ci fu il Paradiso. Ma quella è un'altra storia e non riesco a pensarci.
Scrivo velocissimo. Sebbene alla fine i pensieri siano sempre gli stessi che girano impazziti su se stessi. Senza una meta e senza una ragione.
Giorno primo. Quasi notte. Dove dormo stasera? Con lui che per pietà mi tiene la mano? Mi aggrappo alla pietà sapendo che non mi salverà. Non è pietà che bisognerebbe cercare. Ma amore. E amore non ce n'è più...
Io ho sofferto. Sono capace di soffrire. Ma è da troppo tempo che la mia vita scorre via liscia e devo riabituarmi alla tragedia. Quasi notte. La prima notte di una certezza.
Partire dalla certezza: non è più mio.
Partire da un presupposto: lo amo da morire e lo voglio al mio fianco nel mio futuro.
Scrivo per scaramanzia. Perché in passato questo era stato bene. E io mi ero salvata.
Ma il passato è passato e non tornerà. E la situazione di ora non ha nulla a che vedere con quella di un tempo. Ci sono 15 anni in più.
Vecchiaia. Sentirsi come un yogurt che sta per scadere, pregando che qualcuno ti afferri dallo scaffale. Io non prendo mai la merce quasi in scadenza...
Dirlo o non dirlo.
Se lo dico è vero. Se non lo dico fingo.
Serve a qualcosa?
Quello che dice la gente è prezioso. Come un'ancora in mezzo a un mare piatto.
Ma forse dovrei proseguire la navigazione. Aspettare non porterà a nulla. Dormire sul divano. Decisione di adesso. Penso sia giusta.
Non sarebbero tutti d'accordo.
Mi sveglierò mille volte. Cercando ancora un'altra speranza. Rimanendo a fissarlo. Sperando nel sonno di togliergli le idee sbagliate e tenere quelle che vanno bene. Vanno bene per me.
Ho finito le parole. É finito il primo giorno. Con un nulla di fatto. Ancora non vedo chiara la via. Ancora mi crogiolo nel nulla. Lui, invece, sa dove andare e andrà... Andrà senza di me.
Gioco: se riesco a passare con il cancello che sta per chiudersi staremo assieme per sempre.

Primo giorno... Vorrei che fosse un sogno

Vorrei che fosse un sogno. Vorrei svegliarmi e ritrovarlo al mio fianco. Vorrei sentire la sua voce che mi dice "Ti amo". Vorrei dirgli "Ti amo" come non glielo dico da anni. Vorrei essere abbracciata con amore. Vorrei ricambiare l'abbraccio con lo stesso amore. Vorrei che fosse tutto quello che non è: la dura e crudissima realtà. La mia realtà dei prossimi anni. Della prossima vita.
Vorrei aver riletto quelle lettere secoli fa. Le ho conservate come un monito. E me ne sono scordata come se fossero nulla. Andranno perdute. Quando anche lui se ne andrà. Rimangono i ricordi? Forse rimangano. Ma perdono quella forza che hanno quando ancora non sono passato. Ma io le avevo già dimenticate. Nel mio presente perfetto.
Primo giorno di conto alla rovescia da qui alla fine del dolore.
Di cosa ho paura davvero? Di ciò che mi aspetta? Di ciò che non avrò? Di ciò che ho perduto? Devo riuscire a concentrarmi su me stessa.
Devo trovare una via d'uscita.
Avevo tutto. E me lo sono lasciato sfuggire dalle mani. Presuntuosamente. Convinta che a me non sarebbe successo. E ho perso la mia purezza. Nessuno potrà mai più dire: lei non c'entra?
IL dolore lava la colpa? Il fatto di pagare i proprio debiti ci rende più puri?
Di tutto quello che avevo, adesso, mi resta solo questo spazio. Un diario. Iniziato in tempi felici. Quando pensavo che la vita fosse un'altra.
Come vorrei che fosse qui con me.

Primo giorno...

... Non avrebbe dovuto diventare un diario personale. Ma al momento non ho scelta. Questo è il primo giorno. Il primo giorno senza Gae. Il primo giorno, dopo 15 anni, in cui io e lui non apparteniamo più allo stesso mondo. Non ci apparteniamo più.
Mi ha lasciato dopo 15 anni. Non so neppure se ho capito bene cosa ciò significhi e voglia dire. Stanotte rileggevo le lettere che mi ha scritto, a dire il vero, tutte risalenti al primissimo periodo... E mi amava. Mi amava follemente. E ora non c'è più amore per me dentro di lui...
Mi ha detto: "non ce la faccio a rimettermi in gioco con te. Ci ho provato e riprovato. Ma adesso non ce la faccio più. Voglio fare la mia strada".
E io ascoltavo piangendo. Pregando che non fosse vero. Che volesse solo farmi paura. Ma non è così.
Dice che la porta è chiusa. Sbarrata. Gli ho chiesto se spingendola si sarebbe aperta. E mi ha detto di no. Mi ha detto che forse potrei provare a cercare una chiave. Ma non è nemmeno sicuro che ci possa essere una chiave per quella porta.
Dice che non sa bene cosa vuole. Non vuole me.
Sono fredda e gelida. Cerco di ricordare le parole. E cerco di non aggrapparmi a nessuna speranza.
Io ho tre possibilità ora:
1) provare a bussare a quella porta, sperando che ci sia qualcuno ad aprire e che voglia farmi entrare.
2) cercare la chiave (ammesso che che ci sia una chiave) e provare ad aprire da sola la porta.
3) lasciamri la porta alle spalle.

Non so nemmeno da che parte cominciare. E me ne sto dietro alla porta cercando di capire cosa si muove dall'altra parte.
Sto male. Ma il dolore, di solito, ha un suo perché.
Io Gae l'ho già perso (ma forse non lo avevo ancora avuto) in passato. E ritrovato.
Ora l'ho persono dopo 15 anni, dopo 8 di convivenza, dopo una vita assieme...
Da dove devo ripartire? Mi dicono tutti da me stessa.
Ma che significa? Ripartire da me stessa? Da quale punto di me stessa?
Non so nulla. So che non voglio perderlo. E potrei partire da questa unica certezza che mi rimane momento. E poi? Dove vado?
É finita la musica dentro di me. Ho solo una canzone di Vasco che mi continua a tornare nelle mente: La nostra relazione... Che finisce malissimo.

lunedì 21 luglio 2008

A volte la competizione...

Gente competitiva che non riconosce il merito. Che chiude gli occhi per non vedere i trionfi altrui (tuoi miei). Gente che è ridicolo che crei tensioni inutili... Ma da qui me la rido alla grande... Perché per fortuna ci sono realtà in cui le tracce ci sono. E per sempre. Questa è la mia realtà iper-tracciata. Cari miei... benvenuti!

domenica 22 giugno 2008

I'm a geek girl now! Wow


Mesi che non mi faccio sentire... Ma eccomi e solo per segnalare questa fantastica community della quale anche io adesso faccio parte. Grazie a Linda.
http://www.girlgeekdinnersitalia.com/

Assolutamente meravigliosa. Entrare per credere.

domenica 18 maggio 2008

La VITA è SNELLA

Dedicato a Antonio, Emi P. e Silvia...
A volte le persone...

giovedì 15 maggio 2008

Anestesia per il cervello

Io ho un trucco. Un trucco perfettamente funzionante. La miglior droga esistente al mondo per anestetizzare il cervello. Bloccarlo fluttuante in una dimensione fuori dalla realtà. Nessuna droga sortisce il medesimo effetto. Anche perché qualsiasi droga ha lo svantaggio di essere facilmente smascherabile. Il mio sistema non lascia alcuna traccia. Nessuno, davvero nessuno, può rendersi conto di quello che faccio. Anestetizzare il cervello è l'unico modo per non soccombere alle ingiustizie (alle supposte ingiustizie). É l'unico strumento per diventare immortali. E immorali. Uccidere i sentimenti. La paura. La rabbia. Il senso di impotenza. Il dolore atroce. E vivere nel limbo. Un limbo che sembra felicità. Pieno di cose. Mentre la mia vita va malamente a rotoli. Vivere spinti da una continua sensazione di euforia. Adrenalina pura talvolta. Che basta continuare ad alimentare. Chi potrebbe sapere cosa sento e cosa provo? Nessuno sa quello che sono. Questo è un grande vantaggio. Certo, la dose è sempre da riformulare, riadattare. E le sostanze che andavano bene il mese scorso, devono essere sostituite quello successivo. Il rischio di assuefazione è altissimo. Ma è l'unico rischio. Ora. Conosco benissimo le due strade che mi si aprono davanti. E ho scelto quella che apparentemente più semplice. Apparentemente. L'ho scelta per paura dell'altra. Forse, ma questo potrebbe essere il mio desiderio di eroismo, neppure paura per me stessa. Anestetizzare il cervello per non soffrire. Mai. Qualunque cosa mi accada intorno. Andrà tutto bene. Per chi continua a vivere. Io sono morta da tempo. Per questo le cose non andranno più né bene né male. E per questo devo assolutamente trovare un altro meccanismo per anestetizzare il cervello.

domenica 11 maggio 2008

Un Italiano in America

Immagine di Un italiano in America
É il libro che sto attualmente leggendo. Ironico, divertente, sicuramente datato (il resoconto del soggiorno di Severgnini a Washington risale alla metà degli Anni Novanta, mi pare 1995), decisamente scanzonato nel modo di irridere gli americani e gli italiani, Un Italiano in America è una lettura perfetta per chi sta organizzando un viaggio negli States. Ancora più indicato, però, per chi negli Stati Uniti c'è già stato e sta cercando di dare una spiegazione a certe sensazioni, emozioni, pensieri provate/pensati.

Perché per quanto riteniamo che il nostro occhio sul mondo sia originale e unico, c'è sempre qualcuno che prima di noi ha visto con il nostro stesso sguardo, amato con il nostro stesso amore, odiato con la medesima forza e il medesimo ardore. Questo l'insegnamento.
Poi c'è il piacere di scoprire e ritrovarsi in situazioni vissute e interiorizzate, divenute parte di me.
Buona lettura.

Quando un italiano si guarda intorno e si accorge di essere arrivato in America, viene colpito spesso dalla "sindrome russa". I sintomi sono i seguenti: confusione mentale, desiderio di acquistare tutto ciò che vede e generica sensazione di essere sbarcato nel futuro. Non un futuro fantascientifico. Diciamo dieci anni, più che sufficienti per confondere le idee anche del viaggiatore esperto...

Messi di fronte alla novità, in sostanza, ci rendiamo conto che l'America non è l'unica nazione a possedere una natura adolescente. Il fenomeno è universale. Il fatto che in Europa evitiamo certi comportamenti, non prova che siamo più seri. Prova, invece, che non siamo capaci d'inventare giochi altrettanto divertenti...

Questo paese... non ci attira soltanto per i suoi aspetti insoliti, ma anche per i suoi tratti comuni. Per amare gli Stati Uniti non basta apprezzarne gli scenari naturali o le meraviglie architettoniche. Occorre, in più, un particolare gusto per l'ovvio e, occasionalmente, per l'orrido. É la prevedibilità dell'America, in altre parole, di cui presto non riuasciamo a fare a meno...

Un libretto degli assegni provvisorio viene consegnato immediatamente. La scelta del modello definitivo avviene su catalogo. Esiste un modello classico, quello finto-antico e quello con Gatto Silvestro sul fondo di ogni assegno. Mia moglie, naturalmente, sceglie Gatto Silvestro. Questo, direi, è stato il modello più duro della giornata... (diciamo che sicuramente anche io avrei scelto Gatto Silvestro)

UN ITALIANO IN AMERICA
Di Beppe Severgnini
Edizioni BUR
Costo 8,20€

venerdì 2 maggio 2008

Non togliete le dichiarazione dei redditi dalla rete!

Un atto di grande civiltà mettere in rete le dichiarazioni dei redditi degli italiani. Dichiarazioni dei redditi che, per quanto frettolosamente tolte dal Garante per la Privacy (ma quale Privacy? Non dovrebbero, forse, essere lo specchio del nostro stile di vita? Ovvio, se non si nascondono scheletri nell'armadio per cui possediamo una casa al mare nella zona più in d'Italia, abitiamo in via Stampa a Milano, possediamo un'azienda e dichiariamo 17.000euro l'anno... poco più dei dipendenti che lavorano nella stessa azienda! Cose che possono succedere solo in questo paese di merda)... Dicevo, dichiarazioni dei redditi che, grazie ai maghi della rete, ora stanno circolando liberamente nel web... Per soddisfare la curiosità di tutti...
Chissà come mai, io che lavoro con contratto a tempo indeterminato 8 ore al giorno e non possiedo case, auto, proprietà, ricchezze nascoste..., beh, chissà come mai io personalmente non sento che la mia privacy è stata violata... Nel 2005 la mia dichiarazione dei redditi era di 11mila euro (6.000euro in meno della mia capa azionista. Possibile?). Quest'anno sarà di 22mila euro... Un bel salto in avanti, direi...

lunedì 28 aprile 2008

... anche Roma...

è in mano ai fascisti... E' caduta miseramente. Sconfitta da un'informazione sbagliata. O forse no. Sconfitta soltanto. E quando si perde non esistono giustificazioni. Perduta Roma, l'Italia è adesso in mano loro. Come in una partita di Risiko. Hanno vinto su tutti i fronti... Come in una partita di Risiko. Da questo momento in poi, qualunque cosa succeda, la responsabilità sarà loro e soltanto loro. Se lo ricordino bene gli italiani fascisti e razzisti che hanno consegnato questo Paese, completamente, nelle mani di Nani, lacché e tagliagole arroganti.

Ok. É giunto il momento dei commenti

Prima considerazione (a distanza di due settimane dal voto): ho votato PD ed è stata la più grande fesseria che potessi fare. Ho votato per un partito nato senza coraggio e senza fantasia che avrebbe dovuto essere la risposta alle destre e che, invece, in fondo, non appare molto diverso da una certa destra (e da tutti i cattolici uniti d'Italia). Ho votato PD perché il mio voto è stato rubato da falsi sondaggi fatti circolare senza criterio. Ho votato PD... E il mio voto, come quello di tanti che si sono lasciati ingannare come me, ha significato soltanto la morte della Sinistra in Italia. Bell'affare!

Seconda considerazione: la Sinistra in Italia non esiste più. Ma la domanda è: avevamo davvero bisogno di questa Sinistra? Personalmente e sinceramente io no. Sebbene il PRC sia stato il mio partito di riferimento sin da quando avevo 18 anni. Ma no. Una sinistra capace solo e soltanto di scendere in piazza in modo folle e indiscriminato e che in Parlamento non è mai riuscita a ottenere nulla (a cosa è servita, per esempio, la manifestazione di Vicenza?). Una Sinistra che dice no senza proporre soluzioni alternative... Una Sinistra che ha costruito il suo programma su una retorica ottocentesca fatta di classe operaia e padroni, lotta di classe (lotta di classe????), scioperi e sindacati... Una Sinistra lontanissima dal presente totalmente proiettata (???) a guardare nostalgicamente al passato... Una Sinistra così, per il popolo di Sinistra, è meglio perderla che trovarla.
Eppure, mi chiedo, cosa significa essere di Sinistra oggi? Io, con la mia faccia e le mie idee, cosa voglio dalla Sinistra?

Terza considerazione: gli italiani, per quanto possano negarlo e trovare delle giustificazioni alle loro scelte, sono fondamentalmente razzisti. Ciò che non ci ha resi in passato, se non in minima parte, responsabili di scempi e stermini, è solo un innato senso di ignavia... La nostra supposta, sbandierata e fasulla tolleranza, non è altro che indolenza. Non siamo contrari alle espulsioni di massa e ai massacri. Semplicemente siamo troppo pigri per sporcarci le mani. E speriamo che qualcuno possa farlo per noi. Ecco perché il successo inspiegabile della Lega.

Quarta considerazione: Silvio Berlusconi è il degno rappresentante di questo popolo. Meschino nel suo pragmatismo. Arrogante nel suo sorriso a 57 denti. Divertente nella sua ignoranza. Amichevole nella sua tracotanza. Come coloro che lo hanno eletto, infatti, Silvio Berlusconi è impegnato a salvaguardare il suo piccolo orticello. Come coloro che lo hanno eletto, ritiene che sia meglio un uovo oggi che la gallina domani. Come coloro che lo hanno eletto, pensa di essere vittima di un Sistema e che da questo Sistema ci si debba difendere costi quel che costi. Con qualsiasi mezzo e strumento. Lecito e non.

Quinta considerazione: perché i proprietari di case non dovrebbero pagare l'ICI? Perché la tassa dell'ICI dovrebbe essere spammata da Comuni su tutti, proprietari e non, sottoforma di altre tasse?

Sesta considerazione: perché a un sondaggio da me messo on line sul sito www.bambinopoli.it l'80% delle mamme ha risposto che il Bonus Bebé è un aiuto concreto per le famiglie?

lunedì 31 marzo 2008

mercoledì 19 marzo 2008

Una giornata così...

Ossia quando una canzone condiziona umore e giornata...

domenica 16 marzo 2008

Alligatori in orbita

Considerazioni sul libro Via dal Vento di Marco d'Eramo

É il resoconto del viaggio di Marco d'Eramo negli Stati del Deep South, il profondo Sud americano, razzista, segregazionista e, nonostante questo, apparentemente proiettato verso il futuro e il progresso economico, sociale e tecnologico.
Un viaggio verso il profondo, quindi, che non ha nulla di edulcorante o edificante; un viaggio che dalla superficie dell'apparenza cerca di raggiungere la verità del fondo, o parte della verità che origina la realtà.

Nessun vezzo descrittivo. Degli Stati attreversati - South Carolina, Georgia, Tennessee, Alabama, Texas e Florida - non vediamo nulla, se non un'umanità meschina (e non) che arranca in un quotidiano contradditorio, dove neri, ispanici e indiani rimangono ancora minoranze anche laddove rappresentano la maggioranza, dove povertà e ignoranza si infiltrano nell'opulenza ostentata di governatori e uomini di potere, dove domina un'ingenuità a tratti fastidiosa e meschina.
Niente campi di cotone, distese sterminate di erba fresca, allevamenti di bestiame sano e opulento. Ma fabbriche cenciose, catapecchie decadenti, chiese inutili di una religione che rende schiavi senza offrire speranze, periferie dominate da grandi centri commerciali frequentati da grassoni morti di fame.
Un incubo a stelle strisce. Di cui il viaggiatore non intravede la fine e rispetto al quale non prende posizione se non la posizione inequivocabile di colui che registra fatti, sebbene con un occhio pregiudiziale.
Che siano operai, impiegati, giornalisti, uomini d'affare, predicatori, capi di stato..., gli uomini che d'Eramo incontra appaiono sempre e solo come miserabili. Non c'è riscatto per nessuno. Tutti sono al contempo vittime e colpevoli, prede e predatori, guardie e ladri.
Uno squallore diffuso intrappola ogni pagina, ogni riga, parola, pensiero.

Eppure si sviluppa una sorta di fascinazione. O forse curiosità morbosa. Verso questo mondo strappato alle paludi e al Grande Fiume, sonnolento e impigrito sotto ai raggi di un sole malato, nato e distrutto dai sogni. Il sogno di uno la morte dell'altro. Dove c'era l'indiano ora c'è il bianco. E dove c'è il bianco c'è il sogno dell'indiano di riscattarsi. Dove non c'era nulla ora c'è il cubano. Scappato da un sogno che è diventato storia. E dove c'è il cubano, c'è il sogno dell'haitiano, del nicaraguense, del colombiano. E poi ci sono i bianchi. Che hanno imposto il loro sogno ai neri. E i neri che a un certo punto hanno provato a imporre il loro sogno ai bianchi ("I've a dream" nasce ad Atlanta nel 1929 e muore a Memphis nel 1968) rimanendo invischiati nel pantano di una vita che, per lo più, non li ha affatto liberati né resi migliori.

Il resoconto corre via veloce, di città in città, di Stato in Stato. Il tono è neutrale. A tratti ironico. Difficilmente polemico. La polemica non occorre. Parlano i fatti. Sino al capitolo intitolato "Alligatori in orbita". Qui c'è un'inversione. Si percepisce un piccolo dolore. Un rimpianto per qualcosa che poteva essere e non è stata. E non sarà mai. L'ultimo capitolo è lirico e intimista. Doloroso.
"Te ne accorgi nell'unico luogo davvero commovente di Cape Canaveral, e cioè la sala di controllo della missione Apollo. Per tutta la notte del 20 luglio 1969, durante la diretta tv del primo sbarco sulla luna, nessuno della mia generazione riuscì a staccare gli occhi da quella sala che appariva il concentrato di tecnologia ultramoderna, letteralmente fantascientifica. Tornandovi oggi, 35 anni dopo, sei colpito da quanto vecchiotti, trabiccolosi, fossero quegli apparati, con telefoni molto grossi e quadrati, schermi macchinosi, consolles primitive. Come guardare un centralino telefonico degli Anni Quaranta dall'alto dei nostri cellulari. Ti rendi conto che i primi manufatti a mostrare le rughe del tempo sono proprio quelli che nel momento in cui appaiono ti sembrano più futuristici. Vedendo gli schermi spenti di quella sala di controllo, ascolti le voce dei fantasmi di un tempo che gridavano eccitati per l'allunaggio, e ti sembra di assistere all'appassirsi non solo del sogno spaziale, ma anche di quello americano."

VIA DAL VENTO
VIAGGIARE NEL PROFONDO SUD DEGLI STATU UNITI
Di Marco D'Eramo
Manifestolibri

lunedì 10 marzo 2008

Messico e nuvole

Giorni così... Di quasi primavera che non riesce a scalzare l'inverno. Giorni di grandi idee e grandi passioni. Giorni di grandi sogni. E grandi libri. Giorni in cui passerei tutto il giorno a leggere. Perché per ogni riga che leggo ce ne sono mille che mi aspettano. Giorni così... e voglio partire. Viaggiare.
Giorni di ultimi viaggi. Marzo di pioggia. Se ci fosse il sole, stordirebbe qualsiasi pensiero e rapirebbe qualsiasi progetto. Tutto diventerebbe chiaro e perderebbe il suo fascino. Ma così, con i libri chiusi e profumati di carta nuova ad aspettarmi sulla cassapnca, riesco a immaginare il grande viaggio dell'estate alle porte. Due alternative. Per una medesima tipologia. Ho voglia di mettermi in strada e partire. Muovermi senza meta tra il mito e il cliché... Già, tra mito e cliché. Nella speranza di riuscire a intravedere, alla fine, la verità. Kerouac diceva qualcosa a proposito delle perle... Delle perle che ogni viaggio racchiude. Anche se la cosa difficile, non è trovarle, ma riuscire a preservarle una volta tornati a casa. É una cosa che non sono capace di fare. Che non sono mai stata capace di fare.
Perché vivo le cose nell'istante. Con l'intensità di un incendio dirompente. E poi svaniscono. O meglio. Non proprio svaniscono. Si consumano piano piano... Fino a che svaniscono. O forse no. Da qualche parte rimangono. Ma dove? O con quale potenza?

I libri che sto attualmente leggendo:
* Via dal Vento di Marco D'Eramo
* Incubo ad aria condizionata di Herny Miller
* Luce d'agosto di William Faulkner
* Stati Uniti Occidentali edizioni Lonley Planet

giovedì 28 febbraio 2008

Tazza di luna

(in risposta alla proposta di Beppe Grillo fatta durante la conferenza di Napoli)

Diciamocelo. L'idea di utilizzare un bicchierino per raccogliere il mestruo da svuotare, sciacquare e riutilizzare all'infinito fino al sopraggiungere della vecchiaia è, nella sua semplicità, UNA GENIALATA.
Non capisco per quale motivo non ci si è pensato prima! Ma certo! Un contenitore vuoto anziché un prodotto assorbente... Era così logico!
La cosa che mi stupisce è che siano stati gli americani, a quanto dice Grillo, a testare per primi questo metodo.
Questo un po' mi lascia perplessa. Perché... dai... dagli americani questo non me lo aspettava, quest'attenzione per l'ambiente... Forse si trattava di americani Amish. Ma non importa. Quello che è è... Tutte le donne, da adesso in poi, sanno come contribuire alla risoluzione del grave problema dell'ambiente. Certo, il contributo è minimo ma, come si dice, che ognuno faccia la sua parte...

Nel frattempo, sull'onda di questa GENIALE proposta, anche io ne avrei qualcuna.

Per esempio: le macchine non servono. Inquinano, la benzina costa un capitale (a proposito, è di ieri la notizia che il prezzo del gasolio abbia toccato il nuovo record storico arrivando a costare 1,3€ al litro... Non male no?) e sono causa di incidenti, stress...
Insomma, propongo, quindi, di tornare all'uso del calesse. E per i mesi invernali, sono ottimi i carri, con copertura di tela per difendersi dalle intemperie...
Certo, i più sportivi potranno utilizzare la bicicletta per andare da un posto all'altro, ma poiché non si può pretendere che tutti siano Bartali... beh, il calesse/carro rappresenta un'ottima soluzione al problema.
Ma sono certa che il Predicatore fosse a Napoli con il suo ecologico, fantastico calesse alato.

O mi sbaglio?
Le alternative ci sono sempre!

Poi, tornando a parlare di pannolini. GENIALE l'idea del ritorno ai pannolini in stoffa per i neonati. Ma poiché questo comporterebbe un massiccio utilizzo di acqua, detersivi ed energia elettrica, miglioreri così la proposta.
Le città possono attrezzarsi con grandi lavatoi e proprio come succedeva in passato, trasformiamo il momento del bucato in un'occasione di scambio e socializzazione. I lavatoi come luoghi di incontro, vere piazze urbane (perché la mancanza di spazi sociali nella città è un altro dei grandi problemi che affligge la nostra civiltà) in cui donne (e uomini dal momento che nel frattempo c'è stato il '68!) di tutte le razze e le estrazioni sociali si ritrovano e, oltre a occuparsi del bucato, possono confrontarsi sui temi caldi del giorno, chiacchierare, discutere. Ci si verrebbe all'alba, prima di andare al lavoro o la sera tardi. Dopo cena. Sarebbe meraviglioso. No?
Ma il punto di forza di questa mia proposta è lo strumento utilizzato per il bucato. Dal momento che detersivi e sapone inquinano (inoltre, il detersivo è contenuto in contenitori in plastica che vanno, poi, smaltiti e che richiedono l'impiego di petrolio per la loro produzione), io allora propongo di utilizzare LA CENERE. La cenere non sporca, sgrassa, non richiede un processo di riciclaggio essendo essa stessa frutto di un riciclaggio. La cenre è il futuro!

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Esiste sempre un'alternativa. C'è sempre qualcosa che possiamo fare per migliorare le condizioni di vita nostre e di chi ci sta intorno. E su questo, siamo tutti d'accordo.
Quello che non tollero è l'ipocrita demagogia di alcuni personaggi che, pure, riscuotono il plauso di tutti. E guai a contraddirli.
Beppe Grillo, per esempio.
Premesso. Non che dica cose stupide o non vere. Anzi.

Sebbene il 90% delle sue prediche siano puro populismo, demagogiche affermazioni finalizzate a ottenere un potere... che se non è politico o economico è sicuramente mediatico, c'è un piccolo 10% di ciò che dice che è utile per scuotere le coscienze, per far riflettere e pensare...

Capisco, quindi, il tono provocatorio. Fa parte del gioco e va bene. Magari dopo il discorso di Grillo molte donne proveranno il misterioso bicchierino (per la cronaca. In Italia la coppetta esiste già. Si chiama Mooncup - Tazza di luna - ed è in vendita sul sito www.bottegadellaluna.it/ al prezzo di 29€). Un piccolo risultato è stato ottenuto. Ma quante di queste donne, poi, parallelamente, si impegneranno a non utilizzare, per esempio, l'automobile per i loro spostamenti? Quante, in ufficio, eviteranno di stampare ogni cosa e riutilizzeranno la carta per i loro appunti? Quante, uscendo a fare la spesa, si muniranno di sacchetto in stoffa anziché servirsi del sacchetto in plastica venduto (perché quei sacchetti si pagano) nei supermercati? Quante, sempre al supermercato, sceglieranno la frutta al banco anziché quella già confezionata nei contenitori in polistirolo?
E la lista potrebbe essere infinita.

Quindi, direi, prima di arrivare a soluzioni estreme (perché, sinceramente, un coppeta di silicone infilata a mo' di tampax mi sembra un po' estremo), perché non intervenire nelle azioni che compiamo ogni giorno e di cui, talvolta, non ci rendiamo neppure conto?

Così, giusto per chiedere...

lunedì 25 febbraio 2008

49 anni e 55 giorni

... Tanto è durato il regno di Fidel Castro. Che passa oggi, ufficialmente, al fratello Raul, già comandante in capo delle forze armate.
Raul ha 76 anni. Non ha affatto il carisma del fratello. E si appresta a governare una nazione che, per lo meno nella sua popolazione più giovane, ne ha abbastanza della Rivoluzione.

Ma Cuba è Cuba. E quando tutto quello che è stato fino a oggi finirà - perché finirà - che ne sarà di Lei e del suo sogno di democrazia? Dei suoi medici che guadagnano meno dei tassisti e non possono allontanarsi dall'isola ma pur sempre medici? Degli ingegneri e degli insegnanti? Dei ragazzi con un elevato livello di istruzione?

Fidel sta morendo. E Raul sembra, appare, un fantoccio.

Tattattataratatara.

Forse riuscirà a trattare con l'Occidente, ovviando in parte agli errori del fratello.
Forse riuscirà a trattare senza, però, mettere all'asta l'isola, vendendola al miglior offerente in cambio di... In cambio di cosa? Perché un popolo può anche essere libero, ma se manca la libertà alla sua Terra, in fondo, che libertà è?

LETTURE CUBANE (in ordine di gradimento)

* A labbra nude - Racconti dell'ultima Cuba
A cura di Danilo Manera
Edizioni Feltrinelli
* Vedi Cuba e poi muori
A cura di Danilo Manera
Edizioni Feltrinelli
* Rumba senza palme né carezze - Racconti di donne cubane
A cura di Danilo Manera
Edizioni Feltrinelli
*Questa notte ho sognato in cubano
Di Cristina Garcia
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
* Le sorelle Aguero
Di Cristina Garcia
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
* Cuba Magica - Conversazione con un santero
Di Gordiano Lupi
Edizioni Mursia
* Lista d'attesa
Di Arturo Arango
Fazi Tascabili
* Il re dell'Avana
Di Pedro Juan Gutiérrez
Edizioni e/o
* Trilogia sporca dell'Avana
Di Pedro Juan Gutiérrez
Edizioni e/o
* La vita intera ti ho dato
Di Zoé Valdés
Sperling Narrativa

domenica 24 febbraio 2008

Finally...

La prima parola, la prima riga, la prima pagina... Le più difficili. Le più pensate. Da qui in poi, tutto andrà bene. Tutto sarà naturale. Da qui in poi questa cosa non potrà che evolversi e riempirsi e crescere. Ma questo è il primo post e va pensato bene. Come l'incipit di un romanzo. Le prime scene di un film. L'attacco di un brano.
Qualunque cosa possa succedere dopo, è da qui che tutto ha avuto inizio. Abbandonare vecchi supporti. E ricominciare da qui. Per esibizionismo. Perché, dai, sei troppo out se non ci sei. E per mettermi alla prova. Prove varie.... costanza determinazione coraggio capacità indice di gradimento. E anche quell'idea.
Quel chiodo fisso.
Di cosa parlo? Che cos'ho davvero da dire? Racconto una storia? Scrivo una novella a puntate? Mi butto in politica? Mi trasformo in critica? Do sfogo alle mie frustrazioni?
BOH!
BOH!
BOH!
E allora?
BOH.

Però, FINALLY, alla fine e finalmente, eccomi qui.
ECCOMI QUI!
Qualcosa da dire... beh, qualcosa da dire ce l'avrei anche io!