A volte sto bene. In certi momenti mi sembra di potercela fare. Ad accettare la situazione. Ad accettare il fatto che sono da sola. A volte riesco a pensare a lui con distacco. A eliminare dalla memoria i ricordi e a far piazza pulita dei sentimenti. Penso: ci sarà una vita migliore.
Poi, però, ci sono pause pranzo come quella di oggi, seduta in un bar a chiacchierare con un amico. Un amico che in modo duro e crudo mi dice: è finita. Non avrai una seconda possibilità. Ti è già stata data una seconda possibilità. Forse te ne sono state date mille. E tu non hai voluto vederle.
E queste pause pranzo mi rigettano nel terrore.
Poi arriva una telefonata. La telefonata ignara di un'amica che mi chiede se ci vediamo. E alla quale racconto che è finita. Lasciando basita lei e incredula me mentre pronuncio le parole "è finita". E l'amica non ti dice "tornerete assieme". Ti risponde, a mezze parole, "non posso pensarci" e "prenditi dei fiori di bach".
Ma la coltellata finale, quella che mi ha lasciato stramazzata al suolo senza, però, uccidermi, è stata la telefonata di mio padre. In quella situazione altrettanto complicata che è la mia famiglia, con mia madre sull'orlo di un esaurimento nervoso e il terrore che nulla andrà mai bene, perché arrivo da quella famiglia lì... che dalla vita ha avuto solo calci e miseria.
E quella telefonta gentile, per augurarmi buon viaggio, mi ha distrutto.
Ansia che si accumula ad ansia. Paure a paure. Terrore a terrore.
Non finirà mai.
Stanotte mi sono addormentata dolcemente cullata dal pensiero di me, mio padre e mia madre stesi su un letto di morte. E io ero la carnefice.
Ma neppure così troveremo la pace.
Non c'è pace per noi. Io ho avuto 15 anni di gioia pura. Ma evidentemente la felicità non deve essere una componente della mia esistenza.
Ciascuno di noi nasce con un destino.
O forse no. A me è stata data la possibilità di cambiarlo il mio destino. Ma l'ho gettata al vento. L'ho stupidamente, pigramente, amaramente buttata via.
E non avrò un'altra possibilità.
Forse questo è il nostro destino.
Quattro infelici che si aggirano senza alcuno scopo per il mondo. La cui vita non ha nessuna ragione d'essere.
Io ero felice pensando che l'esserlo poteva alleviare il dramma di mia mamma. E ora non lo sono più. E lei è ripiombata nella tragedia nera. Più nera. Perché sa che non vedrà una fine positiva.
Perché succede questo?
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