lunedì 16 novembre 2009

Ultima scoperta. Grazie Emily


La scoperta. Un artista americano che disegna e dipinge bamboline e animaletti meravigliosi, tra l'incubo e la fiaba. Un po' Alice nel Paese delle Meraviglie. Un po' Goya e il Sonno della Ragione genera mostri. Lui si chiama Mark Ryden e questo è il suo sito:
http://www.markryden.com

Io voglio assolutamente monetizzare la scoperta e portarmi a casa... almeno il libro. Nel frattempo studio i dettagli delle opere. Perché dietro a ogni scena ci sono miriadi di messaggi.
Grazie a Emilia. Sempre troppo avanti.

domenica 1 novembre 2009

La telefonata...

"non possiamo più sentirci"
"forse non te ne sei accorto, ma già non ci stiamo sentendo"
"e allora non possiamo pensarci. Io mi sento in colpa se ti penso"
"non credo proprio che tu mi pensi. E, comunque, che c'entro io con questo?"

Ma, forse, c'entro. Perché forse sono solo io che devo smettere di pensarci. Smettere di fingere una vita parallela. Smettere di parlare con i fantasmi e godermi la serenità di ora. Forse era questo il senso della telefonata.
Quindi, sostanzialmente, era un addio? Adios, hermano querido...

giovedì 29 ottobre 2009

Fratello, dove sei?

Fratello, dove sei? Eggià! Questo non è un paese per vecchi e noi non abbiamo bruciato tutto dopo aver letto. Ma tu dove sei?
Non ci sarai mai più? Mi manchi tanto tanto tanto...
Ettiscrivoanchesenonleggeraimai
Non è giusto che io debba pensare a te. Vorrei cancellarti.
Sei sicuro di volere eliminare il file? Sì.
Annulla...
Non posso. Mi hai salvato la vita e rianimato. Non posso. Annulla operazione. Interrompi.
....

mercoledì 28 ottobre 2009

Saturno contro

Saturno... Che manco so chi sia Saturno. E manco so cosa significhi avere Saturno contro. Mia madre dice che sono nata in un giorno saturnino. E che è brutto nascere in un giorno saturnino. Ok. Io le credo. Ma non so cosa significhi e, quindi, vado dritta per la mia strada, a testa alta, convinta che a me sarà fatto il bene e non il male. Come in quel libro... Come diceva Simone Wiel in quel libro che mi ha cambiato la vita. Manca poco e sarà trascorso un anno. Tutto è cambiato per tornare com'era. E lui ora è con me, come prima in un modo nuovo. E io... Io sono fortissima. E non ho più paura. E, a volte, quando attraverso il parco da sola, di notte, con la mia bicicletta, vorrei buttarmi su un prato per sfidare la sorte e aspettare che gli eventi accadano.
Io fortissima... Pensando a quel ragazzo dolcissimo che mi ha salvato la vita. Trovato, avuto e perso. Perso due volte. La seconda per capire che non ci siamo mai appartenuti se non per quei fugaci momenti delle notti di maggio. Quando tutto era follia e io volteggiavo appesa a un palloncino nel cielo terso di New York.
Ma questo è un delirio. E la mia vita ora è normale, normale di nuovo. Come volevo io. Come sognavo io lo scorso anno. Cosa rimane dentro? La forza. E la consapevolezza che la felicità dura un attimo. E che per il resto può essere dolore. Oppure serenità. Io ho la serenità. La felicità, che non ha nulla di razionale e spiegabile, è rimasta appesa al palloncino a volteggiare sul cielo terso di New York. Come in quel sogno.
E di sogni ce ne sono stati tantissimi.
Sogni veri. Sogni della notte. Sogni di primavera.
Ascolto canzoni. Canzoni sue. E canzoni mie. Le sue potrebbero essere messaggi. Le mie sono solo un gioco.
La musica a volte ce l'ho dentro. Altre volte, invece, suona in sordina. Ed è il non sentirla che mi fa sentire viva.
Parlo con messaggi brevi. SMS di pensieri. Sperando che qualcuno capisca.
Ma in fondo cosa importa chi capisce?
Vorrei solo poterlo incontrare di nuovo. Ma non so se dopo tutto quello che ho passato, dopo che ho ottenuto ciò che volevo, io non so se posso ancora chiedere qualcosa.
E anche i gatti chiusi nei libri tacciono. Da settimane e mesi. Non si può sempre pretendere. A volte bisogna solo acquietarsi. E aspettare. Che la vita faccia il suo giro. Prima o poi tornerà di nuovo. E sarà dolore e sarà felicità.
Ma per ora... mi devo far bastare la felicità!
Questa è per la Papera. E per la renna Apple Peel.

giovedì 4 dicembre 2008

Diciottesimo giorno... pausa pranzo

A volte sto bene. In certi momenti mi sembra di potercela fare. Ad accettare la situazione. Ad accettare il fatto che sono da sola. A volte riesco a pensare a lui con distacco. A eliminare dalla memoria i ricordi e a far piazza pulita dei sentimenti. Penso: ci sarà una vita migliore.
Poi, però, ci sono pause pranzo come quella di oggi, seduta in un bar a chiacchierare con un amico. Un amico che in modo duro e crudo mi dice: è finita. Non avrai una seconda possibilità. Ti è già stata data una seconda possibilità. Forse te ne sono state date mille. E tu non hai voluto vederle.
E queste pause pranzo mi rigettano nel terrore.
Poi arriva una telefonata. La telefonata ignara di un'amica che mi chiede se ci vediamo. E alla quale racconto che è finita. Lasciando basita lei e incredula me mentre pronuncio le parole "è finita". E l'amica non ti dice "tornerete assieme". Ti risponde, a mezze parole, "non posso pensarci" e "prenditi dei fiori di bach".
Ma la coltellata finale, quella che mi ha lasciato stramazzata al suolo senza, però, uccidermi, è stata la telefonata di mio padre. In quella situazione altrettanto complicata che è la mia famiglia, con mia madre sull'orlo di un esaurimento nervoso e il terrore che nulla andrà mai bene, perché arrivo da quella famiglia lì... che dalla vita ha avuto solo calci e miseria.
E quella telefonta gentile, per augurarmi buon viaggio, mi ha distrutto.
Ansia che si accumula ad ansia. Paure a paure. Terrore a terrore.
Non finirà mai.
Stanotte mi sono addormentata dolcemente cullata dal pensiero di me, mio padre e mia madre stesi su un letto di morte. E io ero la carnefice.
Ma neppure così troveremo la pace.
Non c'è pace per noi. Io ho avuto 15 anni di gioia pura. Ma evidentemente la felicità non deve essere una componente della mia esistenza.
Ciascuno di noi nasce con un destino.
O forse no. A me è stata data la possibilità di cambiarlo il mio destino. Ma l'ho gettata al vento. L'ho stupidamente, pigramente, amaramente buttata via.
E non avrò un'altra possibilità.
Forse questo è il nostro destino.
Quattro infelici che si aggirano senza alcuno scopo per il mondo. La cui vita non ha nessuna ragione d'essere.
Io ero felice pensando che l'esserlo poteva alleviare il dramma di mia mamma. E ora non lo sono più. E lei è ripiombata nella tragedia nera. Più nera. Perché sa che non vedrà una fine positiva.
Perché succede questo?

mercoledì 3 dicembre 2008

Diciassettesimo giorno... Sto male

... sto male. Penso a lui in ogni istante. Mi vengono in mente cose, routine, quotidiano, che normalmente facciamo insieme in questo periodo e che non faremo più e sto male. Penso a gesti di amore quotidiano. Telefonarsi. Parlarsi. Toccarsi. Tutto mi è negato. Sto male. Fingo. Mi sforzo. Provo a non dare importanze alle cose. Ma muoio dentro. Gae è un chiodo fisso. Dicono che passerà. Ma come? La mia vita va in pezzi. Nulla sarà più come prima. Penso al suo tono gelido. Al suo sguardo assente. Al suo gentile distacco. E muoio. Tutto è andato storto.
Nessuna candela da accendere. Ghirlande da appendere fuori dalla porta. Regali da incartare. Biscotti da preparare. 15 Natali insieme. E ora nessuno più. Forse ora sta parlando con lei - Ciao. Come va?, Che hai fatto oggi? Sono a pezzi. Sto andando a Ravenna. Mi manchi.
Imbarazzo e gioia nella voce. Non sono ancora arrivati al punto che sentirsi sia "normale". É tutto un'emozione, un sussulto, una prova.
Vorrei chiedergli, fargli domande. Ma mi chiudo in me stessa e piango dentro.
Non penso di essere speciale. Non c'è alcun motivo per il quale non dovesse capitare a me. Ma sto male. Malissimo. E vorrei solo dormire per sempre.

Diciassettesimo giorno... Palpitazioni

Il mio oroscopo di oggi (non che ci creda. Non ci ho mai creduto e non ho mai letto gli oroscopi. Ma quando la vita di crolla addosso, a volte, ti restano solo le stelle):

Amore
E' inutile fare castelli in aria né sperare troppo. Sul fronte sentimentale dovete aggiustare il tiro e ridimensionare i sogni.


Sperare troppo... Ridimensionare i sogni...
Sì. Questo lo avevo capito.
Ieri sera ho avuto un attimo di felicità quando ho visto comparire il suo nome sul mio cellulare. Ma anche ieri sera, nonostante il momento, in qualche modo mi ha attaccato. E non c'è nulla nella sua voce che riveli AMORE.
Ha risposto alla mia mail. Gli avevo scritto che lo amo, che lo amo da morire. Che non pretendo nulla, ma che non posso cancellare l'amore che provo per lui.
E la sua risposta è stata la seguente:

Non sei ridicola. Non l'ho mai pensato.
Una cosa e' certa: vivere la propria vita con sincerita', soprattutto verso se stessi, e' l'unica strada possibile. L'ho capito perfino io.
L'unica cosa della quale sono contento e' la tua serenita'. Piano piano la sto ri-conquistando anche io.

Ti voglio bene. Veramente.

Un abbraccio forte,

Gae


Vivere la vita con sincerità... Forse per lui significa ammettere, con se stesso e poi con gli altri, che ama lei. Che vuole stare con lei. Che la sogna tutte le notti. Che gli batte forte il cuore quando la vede. Che si sente morire quando la chiama. Forse è questa la sincerità che sta cercando. Sarà il prossimo passo, dopo avermi lasciato. Dopo avermi "urlato" che non mi ama più. Mentre mi allontana un passettino per volta, step by step.
Mi aspettano giorni terribili. Il peggio deve ancora arrivare. E mentre scrivo ho le palpitazioni. Mi sento morire. Non mi interessa nulla. Non vorrei fare nulla. Solo starmene sdraiata e pensare loro due insieme. Immaginare lui che mentre lavora pensa a lei e il pensiero lo riempie di dolcezza.
Prego Dio, spero, mi auguro, sogno... di trovare la forza per affrontare questo altro passo. Vorrei vivere, non solo sopravvivere. E, invece, sento che sto soccombendo. Lentamente. E fingendo di essere ancora viva.

martedì 2 dicembre 2008

Sedicesimo giorno... Lui non è più mio

Cammino per strada e me lo ripeto mentalmente: sono sola, sono sola, sono sola, sono sola, sono sola, sono sola...
É difficile risvegliarsi dopo 15 lunghissimi anni e non avere più nessuno al mio fianco. Non avere più lui.
Penso: Gae ama GyM, Gae ama Gym, Gae ama GyM, Gae ama Gym...
Intreccio i loro nomi e scopro che hanno molte più affinità di quante non ne abbiano il mio e il suo. Penso che presto dormirà insieme a lei. Penso che la sera le manderà un messaggino: Buona notte, bambolina.
Penso che a Natale sarà la prima a cui farà gli auguri. E a Capodanno bacerà lei e non me.
Cerco di essere realista. Devo capire davvero che sono single. É molto importante.
Mi è stata concessa ancora una settimana intera con lui. A NY. L'ultima.
Poi le nostre vite prenderanno strade diverse.
Penso che lascerò la sua casa. Penso che ultimamente quando dico "casa tua" lui non mi corregge più.
Penso che non mi ha dato alcuna speranza. E che lo ha fatto per me. Non sono arrabbiata con lui. Lo amo immensamente. Lo amo come non ho mai amato nessuno.
Penso che avrei potuto dirglielo prima. Penso che non avrei dovuto perderlo.
Penso ai 15 anni di possibilità che ho avuto e a come ho permesso alla vita di cancellarle tutte, spazzando via la possibilità di rimanere con lui per sempre.
Mi manca da morire. Penso a lui in ogni secondo della mia giornata. E ho paura di sognarlo perché lo sognerei con lei.
Vorrei gridare a tutti quanto lo amo. Come quando avevo 18 anni e la nostra storia non era ancora iniziata. Lo amo così. In quel modo. Con la stessa passione e intensità.
Non amo l'idea di lui. L'ho conosciuto. So quali sono i suoi difetti e i suoi limiti. Conosco il sapore del suo alito al mattino. Conosco il suo corpo palmo per palmo.
Vorrei appoggiare il mio volto sul suo. Baciare il suo collo liscio e morbido. Profumato.
Vorrei prendere un foglio bianco e scrivere mille volte "Gae ti amo". E quando il foglio è finito prenderne un altro e scriverlo ancora.
E mentre lui mi elimina definitivamente dal suo archivio, spostandomi da C a un hard disk esterno, come i lavori del passato, io mi innamoro immensamente di lui.
Penso allo spazio che occupa lei. Giga e giga di memoria.
Gae ti amo. Gae ti amo. Gae ti amo.
Non mi vede più. Non gli piaccio più. Non prova più nulla per me. Mi ripeto questo mantra. Ora. Mentre salgo sull'autobus. Mentre mi lavo i denti. Mentre leggo un libro. Mentre lavoro.
Non c'è nulla che io possa fare.
Gae...

Sedicesimo giorno... L'ultimo regalo di Gaetano

Io non devo perdere di vista MAI quello che mi ha detto: "non ti amo più. É finita".
Io devo imparare ad accettare l'idea di lui insieme a lei, senza necessariamente diventarne schiava, ma semplicemente osservandola come un fatto... naturale.
Io non devo pensare a quello che sarà domani e affrontare i problemi uno per volta.
Io devo essere felice dell'ultimo regalo che Gae mi ha fatto: la possibilità di diventare una persona migliore, più forte e capace di camminare con le sue gambe.

L'ultimo regalo di Gae per me. Ti amo tantissimo, dolcissimo amore mio. Ma riuscirò ad amarti da lontano. Senza più in nessun modo rovinare la tua vita.

lunedì 1 dicembre 2008

Quindicesimo giorno... L'addio

Mi ha tenuta abbracciata per tutta la notte. Mi ha abbraciato questa mattina. Mi ha stretto a lui mentre piangevo. E mi ha detto di nuovo addio. Più chiaramente. Più serenamente. Più dolcemente possibile. Addio. Non sono stato felice. La nostra vita assieme sono stati sprazzi di felicità in mezzo al nulla. Questo ha detto. Da maggio. Ha aggiunto. Poi ha precisato: da più di un anno. Alla fine ha ammesso: da oltre due anni. Due anni di non felicità non possono essere cancellati in nessun modo. Due anni di non felicità sono come la scure che cala sulla testa e la stacca dal corpo. Non c'è ritorno. Non c'è via d'uscita. E mentre lui capisce, sempre più chiaramente, di non amarmi affatto, io capisco, sempre più chiaramente, di amarlo da impazzire. E capendo che lo amo da impazzire capisco che mi sto nuovamente innamorando di lui. Di nuovo. Come all'inizio. Come quando restavo ore a guardare il telefono perché mi chiamasse. Come quando lo aspettavo con ansia e lo guardavo in quel modo speciale. Che non c'è mai stato più per nessun altro.
Rimane il suo affetto. Rimane il mio amore.
"Se vuoi possiamo andare a fare un giro sulla mia macchina nuova".
Ma dall'anno prossimo, che significa tra meno di un mese, o forse prima, se il suo cuore palpiterà di nuovo, ci sarà lei.
Sto male. Malissimo. Non sono mai stata tanto male. Mai per nessuno.
Qualunque cosa mi fosse successa in passato, c'era lui a sorreggermi. E il passato era lui. Lui per 15 anni. Quasi 15. Sarebbero stati 15 il 5 di gennaio.
E non ce l'abbiamo fatta... Io non ce l'ho fatta.
Mi manca da morire. Mi manca. Mi manca. Mi manca.